Introduzione: il rischio credito, un tema spesso sottovalutato
In molte imprese manifatturiere italiane, il rischio di credito non viene percepito come una priorità strategica. Eppure, i dati raccontano una realtà diversa: oltre il 60% dei ritardi nei pagamenti deriva da clienti aziendali, e in un contesto economico complesso, un solo grande insoluto può compromettere l’equilibrio finanziario di un’intera azienda.
Il rischio credito è l’insieme delle possibilità che un cliente non adempia ai propri obblighi di pagamento. Nelle imprese manifatturiere, dove i cicli produttivi sono lunghi e i margini spesso compressi, gestirlo in modo efficace può fare la differenza tra crescita sostenibile e crisi di liquidità.
Gestire il rischio credito non significa “dire no” ai clienti, ma imparare a conoscerli, valutarli e accompagnarli con strumenti e strategie che tutelino la solidità dell’impresa.
Capire il rischio credito nel contesto manifatturiero
Ogni impresa manifatturiera vive di un equilibrio delicato tra produzione, vendite e incassi. A differenza dei settori a pronta consegna, qui il pagamento avviene spesso dopo settimane o mesi dalla fornitura, con esposizioni rilevanti nei confronti di pochi grandi clienti.
Il rischio aumenta in presenza di:
- mercati esteri con normative diverse;
- concentrazione del fatturato su pochi clienti;
- contratti di fornitura a lungo termine;
- margini ridotti che non assorbono eventuali insoluti.
Un esempio tipico è quello di un fornitore meccanico che lavora in subfornitura per un grande gruppo industriale: la sua capacità di incassare regolarmente i crediti dipende in larga misura dalle tempistiche e dalla solidità finanziaria del committente.
Le principali cause di rischio credito
Non esiste un’unica causa di rischio credito, ma una combinazione di fattori che spesso si alimentano a vicenda:
- Cause interne, come la mancanza di procedure di controllo, l’assenza di un ufficio crediti strutturato o la scarsa comunicazione tra area commerciale e amministrativa.
- Cause esterne, come l’instabilità economica dei clienti, le variazioni nei mercati di riferimento, o la scarsa affidabilità di partner esteri.
Molte imprese scoprono il rischio credito solo quando è troppo tardi — ovvero quando il mancato incasso si traduce in tensioni di cassa, difficoltà nel pagamento dei fornitori e blocco della produzione.
Come valutare l’affidabilità dei clienti
Il primo passo nella gestione del rischio credito è la valutazione preventiva del cliente. Non si tratta solo di un controllo formale, ma di un’analisi approfondita che combina dati quantitativi e qualitativi.
- Analisi finanziaria: bilanci, indici patrimoniali e reddituali, rating creditizi.
- Comportamentale: puntualità nei pagamenti, feedback da fornitori e clienti, atteggiamento nelle trattative.
- Settoriale: andamento del comparto di appartenenza, stagionalità, dipendenza da pochi mercati.
Molte PMI si affidano a report di credito o a sistemi di scoring automatico, ma la vera differenza la fa la capacità di interpretare i dati, contestualizzarli e prendere decisioni consapevoli.
Strumenti di mitigazione del rischio
Gestire il rischio credito significa costruire un insieme di strumenti e procedure che riducano la probabilità di perdite. Tra i più efficaci troviamo:
- Assicurazione del credito: trasferisce parte del rischio a una compagnia assicurativa, garantendo un indennizzo in caso di insoluto.
- Factoring: consente di anticipare i crediti e trasferire il rischio (pro-soluto) a un intermediario finanziario.
- Garanzie bancarie o fideiussioni: rafforzano la tutela contrattuale, soprattutto nei rapporti B2B internazionali.
- Politiche di incasso diversificate: scadenze flessibili, acconti, o pagamenti a stati di avanzamento lavori.
La scelta dello strumento dipende dal profilo di rischio del cliente, dal margine di commessa e dalla strategia finanziaria dell’impresa.
Il ruolo del CFO, del Credit Manager e del Controllo di Gestione
Nelle aziende più strutturate, il Credit Manager lavora a stretto contatto con il CFO e con la Direzione Generale per bilanciare due esigenze apparentemente opposte: la crescita dei ricavi e la sicurezza dei flussi finanziari.
Un buon Credit Manager non è un “frenatore delle vendite”, ma un alleato del business: aiuta a selezionare clienti sostenibili, propone soluzioni personalizzate e monitora costantemente gli indicatori di rischio.
In questo equilibrio, il controllo di gestione gioca un ruolo decisivo. Integra i dati economico-finanziari con quelli commerciali, fornisce analisi tempestive sulle esposizioni e consente di pianificare la liquidità con maggiore precisione.
Quando il controllo di gestione è attivo e ben strutturato, diventa uno strumento di prevenzione del rischio credito e di supporto strategico alle decisioni del CFO.
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Digitalizzazione e data intelligence nella gestione del credito
Le tecnologie digitali hanno rivoluzionato anche la gestione del rischio credito. Oggi, piattaforme di credit intelligence permettono di incrociare dati finanziari, comportamentali e di pagamento in tempo reale, generando previsioni di rischio più accurate.
Strumenti come CRM integrati, dashboard di controllo e alert automatici aiutano a prevenire criticità prima che si trasformino in insoluti. La digitalizzazione consente anche di costruire una memoria storica dei comportamenti di pagamento, utile per definire politiche di credito su misura.
La cultura del credito: un asset strategico
Gestire il rischio credito non è solo questione di numeri, ma di cultura aziendale. Significa diffondere consapevolezza in tutta l’organizzazione, dal commerciale al post-vendita.
Un approccio maturo al credito nasce quando:
- la direzione lo considera parte integrante della strategia;
- il personale è formato a riconoscere i segnali di rischio;
- gli obiettivi di vendita sono collegati anche alla qualità dei clienti.
Cosa possiamo imparare dalle imprese più virtuose
Le imprese manifatturiere che gestiscono bene il rischio credito condividono alcune caratteristiche chiave:
- una visione preventiva, che evita di correre rischi eccessivi;
- una relazione trasparente con i clienti, basata sulla fiducia reciproca;
- un uso intelligente di strumenti finanziari e digitali;
- una governance chiara dei processi interni.
Queste aziende non eliminano il rischio, ma lo rendono gestibile, trasformandolo in un elemento di competitività.
Esempio pratico: la gestione del rischio credito in una PMI veneta
Immaginiamo un’impresa manifatturiera veneta del settore meccanico, con un fatturato di 20 milioni di euro e una forte esposizione verso clienti tedeschi e francesi.
Negli anni precedenti, alcuni ritardi nei pagamenti avevano generato tensioni di liquidità, compromettendo la capacità di investire. L’azienda decide allora di introdurre un processo strutturato di gestione del credito:
- Implementa una piattaforma di credit management con alert automatici.
- Divide i clienti in fasce di rischio e stabilisce condizioni di pagamento differenziate.
- Assicura i crediti più rilevanti e attiva un contratto di factoring pro-soluto.
- Forma il personale commerciale per riconoscere segnali di criticità.
Dopo 12 mesi, gli insoluti si riducono del 40%, il flusso di cassa migliora e l’impresa ottiene un rating bancario più favorevole. Il rischio credito, da minaccia, si trasforma in vantaggio competitivo.
Conclusioni
Gestire il rischio credito non è un costo, ma un investimento nella stabilità dell’impresa.
Per le aziende manifatturiere, in particolare, significa garantire continuità produttiva, serenità finanziaria e capacità di pianificare la crescita.
In un’economia sempre più incerta, il controllo del credito è una delle forme più concrete di resilienza.


