Il ruolo dei consulenti M&A e perché sono essenziali

Introduzione: un’operazione straordinaria, non una routine

Le operazioni di M&A (Mergers and Acquisitions) non sono transazioni ordinarie. Che si tratti di vendere un’azienda costruita in 30 anni o di acquisirne una per accelerare la crescita, ogni dettaglio può valere milioni. Ecco perché non ci si può improvvisare. I consulenti M&A non sono un costo da tagliare, ma una leva strategica per evitare errori fatali, ottimizzare il valore e concludere l’operazione nel modo giusto.

Oggi più che mai, in un mercato complesso e veloce, il supporto di advisor competenti fa la differenza tra un affare riuscito e un’occasione sprecata.

Cosa fa un consulente M&A: più di quanto immagini

Il ruolo del consulente M&A non si limita a “trovare un compratore” o “fare due conti”. È una figura trasversale che integra competenze finanziarie, strategiche, legali e relazionali. Il suo lavoro accompagna tutto il processo, dalla decisione iniziale fino al closing e oltre.

Tra le attività principali:

  • valutazione dell’azienda (sia dal lato acquirente che venditore);
  • scouting di potenziali target o acquirenti;
  • definizione della strategia e della struttura dell’operazione;
  • predisposizione del materiale informativo (Information Memorandum, teaser, ecc.);
  • assistenza nella due diligence;
  • supporto alla negoziazione;
  • gestione delle trattative e del closing;
  • affiancamento post-acquisizione.

Ogni fase richiede metodo, esperienza e visione. Un buon consulente guida l’imprenditore in un territorio che, spesso, gli è del tutto nuovo.

Perché sono così essenziali in un’operazione complessa

Un’operazione M&A è come un puzzle da incastrare alla perfezione. Ogni pezzo ha impatti su valore, tassazione, tempi e rischi. Il consulente M&A è il regista che armonizza tutte le competenze in gioco: legali, fiscali, contabili, commerciali. È la figura che previene errori, riduce i tempi e massimizza il risultato.

Senza consulenza qualificata, si rischia:

  • di vendere sottovalutando l’azienda;
  • di acquistare sopravvalutando i rischi;
  • di chiudere l’operazione in modo frettoloso e inefficiente;
  • di non cogliere opportunità di risparmio fiscale o finanziario.

Inoltre, il consulente è spesso l’interlocutore terzo capace di gestire le emozioni degli imprenditori, soprattutto nei casi di cessione dopo decenni di attività.

L’importanza della preparazione: vendere bene si pianifica

Uno degli errori più frequenti? Arrivare a vendere senza essere pronti. Un buon consulente M&A comincia mesi (se non anni) prima dell’operazione vera e propria. Aiuta l’azienda a:

  • migliorare gli indicatori economici-finanziari;
  • sistemare la governance;
  • risolvere eventuali criticità (legali, contrattuali, fiscali);
  • definire una strategia di posizionamento sul mercato.

Il consulente agisce come un architetto che ristruttura la casa prima di metterla sul mercato. Così facendo, aumenta il valore percepito e le chance di ottenere il miglior prezzo.

Come cambia il ruolo tra chi compra e chi vende

Il ruolo del consulente M&A si adatta in base a chi rappresenta.

Lato venditore:

  • Aiuta a valorizzare al meglio l’azienda;
  • Costruisce la narrativa strategica per attrarre acquirenti;
  • Gestisce il flusso informativo e la data room;
  • Protegge l’imprenditore nelle fasi più delicate (garanzie, prezzo, clausole post-closing).

Lato acquirente:

  • Conduce l’analisi strategica del target;
  • Stima i sinergie e i rischi;
  • Aiuta a strutturare l’operazione nel modo più efficiente;
  • Assiste nella due diligence e nella trattativa contrattuale.

In entrambi i casi, è una figura chiave per non sbagliare. Perché nel M&A gli errori si pagano – e a caro prezzo.

Il network e l’accesso alle opportunità

Uno degli asset più importanti di un consulente M&A è il network. I migliori advisor non aspettano che le opportunità arrivino, le generano. Conoscono chi vuole vendere, chi cerca target, quali fondi sono attivi e dove c’è appetito di mercato.

Un’operazione di successo nasce spesso da contatti giusti nel momento giusto. Il consulente non fa solo numeri, ma apre porte. E chi si affida solo al passaparola o alla fortuna, oggi rischia di restare fuori dai giochi.

La gestione della due diligence e delle criticità

La due diligence è uno dei momenti più critici. Qui si scoprono le “rogne” (o si nascondono). Il consulente M&A aiuta a:

  • organizzare i documenti in modo chiaro;
  • anticipare le richieste dell’altra parte;
  • rispondere tempestivamente e con strategia;
  • negoziare eventuali correzioni di prezzo o clausole di garanzia.

Un buon advisor non è solo reattivo, ma proattivo: prepara il campo prima, così che nulla colga impreparata l’azienda.

Negoziatore, mediatore, facilitatore

Ogni operazione M&A ha momenti di tensione, attriti, incomprensioni. Il consulente diventa allora un mediatore: tiene il dialogo aperto, smussa gli angoli, cerca soluzioni.

La sua presenza è fondamentale per:

  • mantenere i toni professionali;
  • evitare che le emozioni prendano il sopravvento;
  • trovare compromessi intelligenti.

In molte trattative, il ruolo dell’advisor è quello di sbloccare: superare impasse, chiudere un deal che sembrava fermo.

Post-closing: quando il lavoro non è finito

Una volta firmato l’atto, non è tutto finito. Il consulente può (e deve) seguire anche il post-closing, in particolare se:

  • c’è un earn-out da monitorare;
  • il venditore resta operativo per un periodo;
  • sono previste clausole legate a performance;
  • serve integrare due culture aziendali.

Anche in questa fase, la presenza di un consulente aiuta a prevenire conflitti, facilitare il passaggio e mantenere il focus sugli obiettivi strategici.


Esempio pratico: la vendita di una PMI veneta nel settore metalmeccanico

Mario, 63 anni, è titolare di un’azienda metalmeccanica con 80 dipendenti. Dopo una vita di lavoro, decide di vendere e godersi la pensione. Inizia a parlarne con amici, poi con il commercialista, che gli consiglia di “provare con qualche fondo”.

Mario si rivolge a un consulente M&A. Il professionista analizza l’azienda, fa emergere i punti di forza, individua alcune criticità da sistemare (contratti non firmati, governance confusa, troppa dipendenza da un solo cliente). Poi costruisce un piano strategico e lo presenta a una rosa di potenziali acquirenti, tra cui un fondo italiano e un gruppo industriale tedesco.

Dopo una trattativa durata 7 mesi, Mario firma con il gruppo tedesco. Il prezzo finale è del 30% più alto rispetto all’offerta iniziale del fondo. Ma soprattutto: l’azienda continua a vivere, i dipendenti restano, e Mario ottiene un affiancamento di 12 mesi per uscire gradualmente.

Senza il consulente? Probabilmente avrebbe venduto a meno, con più rischi, e senza un piano di continuità.


Conclusione: in un M&A, non andare da solo

Affidarsi a un consulente M&A esperto non è un lusso, ma una scelta intelligente. In un terreno complesso, fatto di numeri, emozioni e strategia, serve qualcuno che conosca la strada, le trappole e le scorciatoie.

Il consulente M&A non fa solo la differenza nel prezzo, ma soprattutto nella serenità con cui si affronta una delle decisioni più importanti della vita di un imprenditore. Farne a meno può costare molto di più di quanto si pensi.

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