Uno tra i temi più scottanti degli ultimi mesi: l’applicazione di Immuni basata sulla tecnologia di contact tracking, che mira a debellare (quantomeno tecnlogicamente!) il covid-19. Ma come funziona quest’applicazione? E’ sicuro scaricarla? E una tra le domande più gettonate, ma il governo ci controllerà tramite Bluetooth? Cerchiamo di andare per gradi.
Immuni e i dibattiti in merito
La tematica principale che ultimamente sta toccando non poco gli italiani, è proprio la privacy… Un complicatissimo dibattito, ancora in corso d’opera tra chi si occupa del trattamento dei dati personali ed esperti in tecnologie, è aperto: ma al momento non ancora, almeno con certezza, c’è dato sapere se preoccupazioni e dubbi saranno smentiti o confermati, se non con l’utilizzo assiduo dell’applicazione da parte di almeno il 60% degli italiani.
Noi di Inveneta abbiamo scaricato l’applicazione per fare il punto della situazione. Fin dalle prime schermate Immuni si preoccupa di tranquillizzare gli utenti con una serie di rassicurazioni in merito alla tecnologia adoperata (Bluetooth Low Energy), al fatto che l’applicativo in nessun modo raccoglie dati sensibili, posizione e/o spostamenti degli utilizzatori.
Ma cosa è Immuni?
Si prevede che l’applicazione sarà d’aiuto per il governo italiano per entrare nella fase 2 dell’emergenza del coronavirus una volta revocato il blocco. Immuni è stata creata per avvisare con un messaggio di notifica, chiunque sia entrato in contatto con una persona infetta, riducendo il rischio di un’ulteriore diffusione del virus.
L’app è stata sviluppata dalla software house milanese Bending Spoons in collaborazione con il Medical Center Lombardia Santagostino e la società di marketing Jakala. Dopo averne annunciato l’uscita, il commissario speciale per l’Emergenza Domenico Arcuri ha dichiarato che Immuni è stata fornita gratuitamente al governo dalla software house.
Le prime regioni pilota del progetto sono state quattro: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia – tra cui due stabilimenti Ferrari – e poi estesa al resto d’Italia dal 15 giugno.
“Speriamo che i nostri cittadini sostengano con tutto il cuore il progetto, per evitare una ripetizione della prima fase drammatica del contagio“, ha dichiarato Arcuri.
L’efficacia di Immuni
Per essere efficace, Immuni deve essere utilizzata da almeno il 60% della popolazione italiana, ma ha già raggiunto quasi i tre milioni di download.
Purtroppo, l’Italia è stata uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia di COVID-19, con oltre 22.000 morti e oltre 106.000 infezioni e Immuni, scelta tra oltre 300 applicazioni simili e basata sulla tecnologia Bluetooth secondo le direttive UE, vuole essere un aiuto concreto basato in primis sulla solidarietà tra concittadini.
Per proteggere la privacy dei cittadini – argomento così delicato nell’uso di qualsiasi app di social tracking – la Commissione europea ha imposto alcune regole chiare: anonimato, nessuna geolocalizzazione, Bluetooth e volontà nel suo download. Toccando l’efficacia dell’utilizzo di tale app, Luca Foresti, capo del Centro medico di Santagostino, ha dichiarato: “Ciò consente di identificare e bloccare sul nascere il possibile sviluppo di nuovi cluster. Tutto è assolutamente anonimo.“
Ma Immuni è un’idea italiana?
No. Luca Foresti ha affermato che un approccio simile è già stato utilizzato in Corea del Sud, Singapore e Cina.
Inoltre, il Garante per la protezione dei dati personali ha autorizzato il Ministero della salute ad avviare il trattamento relativo al Sistema di allerta Covid-19 (app “Immuni”). Sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal Ministero, il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema può essere considerato proporzionato, essendo state previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento. E tu cosa ne pensi? Qual è la tua opinione in merito? L’hai già scaricata?
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