Introduzione
Le operazioni di M&A (Merger and Acquisition), ovvero fusioni e acquisizioni, rappresentano una leva strategica per la crescita aziendale. Tuttavia, dietro alla complessità finanziaria e contrattuale di queste operazioni si nasconde un aspetto spesso sottovalutato, ma determinante per il successo dell’intero processo: la fiscalità. In Italia, il sistema fiscale è articolato e può incidere profondamente sulla convenienza, sulla struttura e sui tempi dell’operazione. Questo articolo vuole fornire una guida chiara e completa sugli aspetti fiscali da considerare in un’operazione di M&A in Italia, con un taglio pratico, comprensibile anche ai non addetti ai lavori.
Tipologie di operazioni M&A e impatti fiscali iniziali
Le operazioni di M&A possono assumere diverse forme: acquisizione di quote o azioni (share deal), acquisizione di beni aziendali (asset deal), fusione o scissione. Ognuna di queste modalità comporta conseguenze fiscali differenti. Ad esempio, nel caso di un’acquisizione di partecipazioni, l’imposta di registro è fissa (200 euro), mentre nell’acquisto di rami d’azienda, l’imposta può essere proporzionale e ben più onerosa, oltre a comportare l’applicazione dell’IVA o dell’imposta di registro a seconda della natura dell’operazione.
Inoltre, l’asset deal può generare un effetto di “step-up” fiscale, ovvero la possibilità di rivalutare i beni acquistati, generando maggiori ammortamenti futuri, con impatti positivi sulla fiscalità degli anni successivi.
Due diligence fiscale: non è solo una formalità
La due diligence fiscale è la fase in cui l’acquirente verifica la posizione fiscale dell’azienda target. Non si tratta solo di controllare che siano state pagate le tasse, ma di identificare potenziali passività occulte: contenziosi in corso con l’Agenzia delle Entrate, errata deducibilità dei costi, crediti fiscali dubbi, o rischi legati a regimi agevolativi decaduti.
Ignorare questi elementi può portare a sorprese spiacevoli dopo il closing. Per questo, è buona prassi prevedere delle clausole di garanzia fiscale nel contratto di compravendita (SPA – Sale and Purchase Agreement), che obblighino il venditore a coprire eventuali debiti fiscali pregressi.
Trattamento delle plusvalenze e imposte dirette
Uno degli aspetti più delicati in fase di vendita è il trattamento fiscale della plusvalenza, ovvero la differenza tra il prezzo di cessione e il valore fiscale della partecipazione o dei beni ceduti.
Per le persone fisiche non imprenditori, la plusvalenza è tassata con un’imposta sostitutiva del 26%. Per le società, invece, la plusvalenza concorre a formare il reddito imponibile IRES (attualmente al 24%), salvo le ipotesi di esenzione parziale (partecipation exemption), che permette di esentare il 95% della plusvalenza se sono rispettati determinati requisiti (detenzione minima di 12 mesi, iscrizione tra le immobilizzazioni finanziarie, residenza fiscale della partecipata in un Paese “white list” e svolgimento di un’attività commerciale da parte della partecipata).
IVA, imposta di registro e altre imposte indirette
Un altro elemento da valutare è l’applicazione dell’IVA o dell’imposta di registro sull’operazione. Se si acquista un’azienda o un ramo d’azienda, l’operazione è esente da IVA (ma soggetta a imposta di registro proporzionale, con aliquote fino al 9% per gli immobili). Se invece si acquistano beni strumentali singoli, può essere applicata l’IVA.
Nel caso di acquisizione immobiliare, vanno considerati anche l’imposta ipotecaria e catastale. E se il bene è “prima casa” per l’acquirente, vi possono essere agevolazioni. In caso contrario, le imposte possono pesare in modo significativo sull’esborso.
Trattamento delle perdite fiscali
Le perdite fiscali pregresse dell’azienda target possono rappresentare un’opportunità per l’acquirente, ma bisogna rispettare precise condizioni. L’articolo 84 del TUIR stabilisce che le perdite possono essere riportate solo se non cambia l’attività prevalente dell’azienda. Inoltre, è necessario che la partecipazione di controllo sia posseduta da almeno due anni o che venga mantenuta la continuità aziendale per almeno un biennio.
In presenza di un cambiamento significativo, l’Agenzia delle Entrate può disconoscere l’utilizzo delle perdite, con conseguente aumento dell’imponibile. È dunque essenziale valutare con attenzione la continuità dell’attività aziendale e pianificare l’acquisizione anche in funzione della gestione fiscale futura.
Strutture veicolari e ottimizzazione fiscale
In molti casi, le operazioni di M&A vengono realizzate attraverso veicoli societari (SPV – Special Purpose Vehicle), costituiti ad hoc per acquistare la target. Questo consente di isolare i rischi e, in certi casi, beneficiare di vantaggi fiscali. Ad esempio, si può fare leva sulla deducibilità degli interessi passivi per finanziare l’operazione (nel limite del 30% dell’EBITDA), oppure utilizzare meccanismi di consolidato fiscale per compensare utili e perdite tra le società del gruppo.
Attenzione, però, a non configurare strutture elusive: l’Agenzia delle Entrate può contestare l’abuso del diritto se lo schema dell’operazione ha come principale obiettivo l’ottenimento di vantaggi fiscali.
Fiscalità internazionale nelle operazioni cross-border
Quando l’operazione di M&A coinvolge soggetti esteri (ad esempio, un acquirente straniero che compra una società italiana), si aprono scenari di fiscalità internazionale. In questi casi, è fondamentale considerare:
- La residenza fiscale della target e degli acquirenti.
- La presenza di una stabile organizzazione in Italia.
- L’applicazione dei trattati contro le doppie imposizioni.
- Il regime CFC (Controlled Foreign Company).
- Le ritenute su dividendi, interessi e royalties.
Una corretta pianificazione può evitare la doppia imposizione e massimizzare il rendimento post-tasse dell’operazione.
Bonus fiscali e crediti d’imposta: attenzione alle regole
In alcuni settori (es. industria 4.0, R&S, transizione green) le aziende possono godere di incentivi fiscali sotto forma di crediti d’imposta. È importante verificare se la target ne ha beneficiato e se le condizioni di utilizzo sono state rispettate, perché in caso contrario l’acquirente potrebbe essere chiamato a restituirli.
Inoltre, la cessione dell’azienda non sempre comporta il trasferimento automatico del beneficio. Alcuni incentivi sono strettamente personali o legati alla titolarità originaria, e possono decadere con la cessione.
Clausole fiscali nei contratti di M&A
Durante la redazione del contratto di compravendita, è essenziale inserire specifiche clausole fiscali che tutelino l’acquirente da eventuali sorprese. Tra le più rilevanti:
- Tax indemnity: il venditore si impegna a rimborsare eventuali debiti fiscali maturati prima del closing.
- Tax covenant: le parti stabiliscono la gestione di eventi fiscali successivi al closing ma relativi al periodo pregresso.
- Withholding clauses: indicano eventuali ritenute da applicare sui pagamenti (specie verso soggetti esteri).
Queste clausole vanno negoziate con attenzione, con il supporto di un fiscalista esperto.
Esempio pratico: Acquisto di una PMI italiana da parte di un imprenditore veneto
Immaginiamo che un imprenditore di Vicenza voglia acquisire il 100% delle quote di una piccola azienda meccanica con sede a Padova. La società target ha immobili strumentali di proprietà, ha beneficiato di crediti d’imposta Industria 4.0 e ha circa 200.000 euro di perdite fiscali pregresse.
L’acquirente, per finanziare l’operazione, crea una società veicolo (SPV) che ottiene un finanziamento bancario. In fase di due diligence, emergono alcune irregolarità nei registri IVA e una causa aperta con l’Agenzia delle Entrate.
Il contratto di compravendita prevede:
- Tax indemnity per eventuali accertamenti sui 5 anni precedenti.
- Clausola di mantenimento del personale per continuare a godere del credito d’imposta.
- Patto di non concorrenza per tutelare il valore dell’avviamento.
L’operazione viene strutturata come share deal, per minimizzare imposte indirette. Tuttavia, l’acquirente prevede una fusione post-acquisizione con la SPV, per sfruttare le perdite pregresse della target.
Grazie a una pianificazione fiscale accurata, l’impatto delle imposte sull’intera operazione è ridotto di circa il 30% rispetto a una gestione non strutturata.
Conclusioni
In un’operazione di M&A in Italia, trascurare la dimensione fiscale può trasformare una grande opportunità in un disastro annunciato. Conoscere le norme, prevedere le implicazioni delle diverse strutture, gestire con cura la due diligence e scrivere contratti ben bilanciati non è un optional: è una condizione necessaria per tutelare il valore e la sostenibilità dell’operazione. Per questo, l’accompagnamento da parte di professionisti esperti è essenziale in ogni fase del processo.