L’equity crowdfunding è diventato uno strumento sempre più rilevante per startup e PMI in cerca di finanziamenti, grazie alla democratizzazione dell’accesso al capitale e alla visibilità che genera. A differenza di modelli come il reward o il lending crowdfunding, qui gli investitori acquistano vere quote della società, diventando soci con diritti patrimoniali e potenzialmente anche amministrativi. Turbo Crowd+1
In Italia esiste un quadro normativo ben definito, regolato da CONSOB (delibere n. 18592/2013 e n. 19520/2016), che assicura trasparenza, tutele per gli investitori e un perimetro chiaro per le aziende che vogliono raccogliere capitale tramite questo canale. Turbo Crowd+1
In questo articolo esploriamo in dettaglio le principali tappe del processo di equity crowdfunding, in modo chiaro e discorsivo.
1. Preparazione interna e decisione strategica
Prima di lanciare una campagna, una startup o una PMI deve valutare internamente se l’equity crowdfunding è la strada giusta. Serve un’analisi chiara di:
- Obiettivo di raccolta: quanto serve veramente? Non basta fissare un numero, serve anche spiegare come verranno usati quei fondi. Turbo Crowd+1
- Valutazione pre-money: quale valore viene attribuito all’azienda prima della raccolta? Serve definire il prezzo delle quote offerte.
- Forma aziendale ammessa: in Italia possono partecipare società di capitali (incluse le PMI innovative, le startup, ma anche alcune S.p.A.), purché rispettino requisiti legali e organizzativi.
- Business plan e governance: il progetto deve essere credibile, con strategia chiara, proiezioni finanziarie, struttura societaria ben definita e, dove necessario, accordi tra soci. Portolano+1
2. Selezione della piattaforma autorizzata
Il passo successivo è scegliere una piattaforma autorizzata da CONSOB, iscritta al registro dei portali per equity crowdfunding.
Le piattaforme si differenziano per:
- Dimensioni, specializzazione settoriale, network di investitori.
- Costi, servizi di supporto (comunicazione, legale, marketing) e funzionalità tecniche.
La scelta va fatta con cura: una piattaforma con reputazione solida e supporti adeguati può fare la differenza.
3. Due diligence e documentazione
Una volta scelta la piattaforma, inizia una fase di due diligence: la piattaforma verifica la validità del progetto, l’appropriatezza dei documenti, la completezza delle informazioni.
L’azienda prepara:
- Documenti informativi da pubblicare: piano industriale, struttura societaria, rischi, uso dei fondi, diritti degli investitori, clausole come tag-along/drag-along, ecc.
- Accordi societari: devono essere resi noti o pubblicati dove previsto.
- Apertura di un conto escrow: i fondi versati dagli investitori vengono depositati su un conto vincolato, gestito da banca o società di investimento, e rilasciati solo al raggiungimento dell’obiettivo minimo.
4. Lancio della campagna
Con tutto pronto, si lancia la campagna sul portale.
L’azienda definisce:
- Obiettivo minimo e massimo: se non viene raggiunto il minimo, i fondi tornano agli investitori; se si supera il massimo, la campagna si chiude.
- Durata della raccolta: un periodo definito generalmente in settimane.
- Comunicazione e storytelling: serve una strategia marketing efficace per raccontare l’azienda, il mercato, il valore differenziale del progetto. Qui entrano in gioco video, pitch, testimonianze, contenuti per social, PR, eventi.
5. Raccolta fondi e sottoscrizioni
Durante la campagna:
- Gli investitori accedono alla pagina, leggono il progetto e possono sottoscrivere quote versando la somma.
- Il portale trasmette gli ordini di sottoscrizione alla banca/investment firm che gestisce il conto escrow.
- I non-professionali devono:
- Aver consultato la formazione offerta da CONSOB.
- Aver compilato un questionario sui rischi.
- Essere consapevoli di poter perdere l’intero importo investito.
- C’è un periodo di recesso (generalmente 7 giorni) entro cui l’investitore può revocare la sottoscrizione o in caso di informazioni errate.
6. Conclusione e chiusura della campagna
Alla chiusura:
- Se l’obiettivo minimo non è raggiunto, i fondi vengono restituiti agli investitori.
- Se raggiunto il minimo, i fondi vengono sbloccati dal conto escrow e trasferiti all’azienda.
- L’azienda deve comunicare l’esito agli investitori e adempire agli obblighi formali, tra cui:
- Depositare l’atto di aumento di capitale.
- Comunicare la variazione al Registro delle Imprese.
7. Vita post-raccolta: investor relations e adempimenti
Terminata la raccolta, inizia la fase cruciale di relazione con gli investitori e adempimenti legali:
- Aggiornamenti periodici sull’andamento dell’azienda (via report, assemblee, newsletter…)
- Rispetto dei diritti patrimoniali e amministrativi, se previsti (voto, dividendi, ecc.)
- Preparazione a eventuali future round o meccanismi di exit (vendita a soci, buyback, IPO).
8. Considerazioni legali e fiscali
Ci sono anche questioni legali e fiscali rilevanti:
- Limite massimo di raccolta: in Italia, una PMI o startup può raccogliere fino a 5 milioni di euro l’anno tramite equity crowdfunding.
- Incentivi fiscali: per gli investimenti in startup e PMI innovative ci sono detrazioni IRPEF o altri vantaggi.
- Trasparenza e responsabilità: l’azienda è responsabile delle informazioni fornite nella campagna; la piattaforma vigila (ma non approva) verifica solo che tutto sia «in regola».
9. Rischi e buone pratiche
L’equity crowdfunding ha potenzialità importanti, ma anche rischi:
- Rischio di fallimento o di non ottenere margini a breve.
- Illiquidità: le quote non sono quotate in mercati regolamentati; venderle può essere difficile.
- Fallimento della raccolta: può influire negativamente sulla reputazione.
- Possibile dispersione del controllo: con molti piccoli soci, la governance può complicarsi.
Buone pratiche:
- Pianificazione e obiettivi realistici.
- Comunicazione chiara e trasparente.
- Coinvolgimento attivo della community.
- Rispetto degli adempimenti fiscali, legali e societari.
Conclusione
L’equity crowdfunding è un potente strumento per finanziare la crescita di startup e PMI, unendo accesso al capitale, visibilità strategica e coinvolgimento di una community di investitori. Però richiede preparazione, rigore normativo, e capacità di comunicare e gestire la relazione con gli investitori.
Le tappe principali – dalla decisione interna alla gestione post-campagna – devono essere affrontate con cura per massimizzare le probabilità di successo e costruire fiducia duratura.