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Asset Deal vs Share Deal: Guida Completa alle Principali Differenze nelle Operazioni di M&A

Le operazioni di fusione e acquisizione (M&A) rappresentano uno degli strumenti più potenti per la crescita aziendale, la diversificazione del rischio e l’espansione in nuovi mercati. Quando un’azienda decide di acquisirne un’altra, si trova davanti a una scelta fondamentale: procedere con un asset deal o un share deal. Questa decisione strategica influenzerà profondamente gli aspetti legali, fiscali e operativi dell’intera transazione.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio le caratteristiche distintive di queste due modalità di acquisizione, evidenziando vantaggi, svantaggi e implicazioni pratiche per tutte le parti coinvolte. Comprenderemo quando è preferibile optare per l’uno o l’altro approccio e quali fattori considerare per massimizzare il valore dell’operazione.

Definizioni: Cosa Sono Asset Deal e Share Deal

Asset Deal: Acquisizione di Beni Specifici

Un asset deal è una transazione in cui l’acquirente rileva specifici beni e passività dell’azienda target, senza acquisirne la struttura societaria. In sostanza, si tratta di un’acquisizione selettiva di elementi patrimoniali che possono includere immobilizzazioni materiali (come impianti, macchinari, terreni), beni immateriali (come brevetti, marchi, avviamento), contratti in essere e, potenzialmente, anche alcune passività specificamente identificate.

In questo modello, l’acquirente può scegliere esattamente quali attività acquisire e quali passività assumere, lasciando il resto nell’entità venditrice. La società target continua a esistere come entità giuridica separata, ma con un patrimonio ridotto dei beni ceduti.

Share Deal: Acquisizione della Società

Un share deal, invece, consiste nell’acquisto di azioni o quote della società target. L’acquirente subentra nella proprietà dell’intera entità giuridica, acquisendo automaticamente tutti i suoi asset e tutte le sue passività, incluse quelle potenziali o non ancora emerse.

In questo caso, la società acquisita mantiene la propria identità giuridica, diventando una controllata dell’acquirente. Non si verifica alcun trasferimento di singoli beni o contratti, poiché l’intero perimetro aziendale rimane all’interno della medesima persona giuridica.

Struttura Giuridica e Complessità dell’Operazione

La Cornice Legale dell’Asset Deal

Dal punto di vista legale, un asset deal richiede l’identificazione e il trasferimento individuale di ciascun bene oggetto dell’accordo. Questo comporta:

  • La necessità di redigere inventari dettagliati di tutti i beni da trasferire
  • L’applicazione delle specifiche formalità richieste per il trasferimento di ciascuna categoria di beni (atti notarili per immobili, registrazioni per proprietà intellettuali, ecc.)
  • La voltura di licenze, permessi e autorizzazioni
  • La cessione o novazione dei contratti con clienti, fornitori e dipendenti
  • L’ottenimento di consensi da terze parti per il trasferimento di contratti che contengono clausole di non cessione

Questo approccio analitico rende l’asset deal generalmente più complesso e lungo da implementare, richiedendo un’accurata due diligence preliminare per identificare tutti gli elementi da trasferire e le relative procedure.

La Struttura Giuridica del Share Deal

Il share deal presenta una struttura giuridica più lineare:

  • Il trasferimento avviene mediante un unico atto di cessione delle azioni o quote
  • Non è necessario trasferire individualmente i singoli beni e contratti
  • L’identità giuridica della società target rimane inalterata
  • I rapporti contrattuali preesistenti continuano senza interruzioni
  • Non sono generalmente richiesti consensi da terze parti (salvo specifiche clausole di change of control nei contratti)

Questa relativa semplicità rende il share deal tendenzialmente più rapido da eseguire, anche se la due diligence deve essere particolarmente approfondita per valutare tutte le potenziali passività che verranno acquisite insieme alla società.

Implicazioni Fiscali: Un Fattore Decisivo

Il Regime Fiscale degli Asset Deal

Le considerazioni fiscali sono spesso determinanti nella scelta tra asset e share deal. Per quanto riguarda l’asset deal:

  • L’acquirente stabilisce una nuova base di costo fiscale per i beni acquisiti, generalmente pari al prezzo di acquisto
  • I beni acquisiti possono essere ammortizzati sulla base del nuovo valore di acquisizione
  • Il venditore è soggetto a tassazione sulla plusvalenza realizzata (differenza tra prezzo di vendita e valore contabile dei beni ceduti)
  • Si applicano le imposte indirette sul trasferimento dei singoli beni (IVA, imposta di registro, ipotecaria e catastale per gli immobili)
  • Le perdite fiscali pregresse rimangono nella società venditrice e non si trasferiscono con i beni

La possibilità di “rivalutare” fiscalmente i beni acquisiti rappresenta uno dei principali vantaggi fiscali dell’asset deal per l’acquirente, che potrà beneficiare di maggiori ammortamenti deducibili negli anni successivi.

Il Trattamento Fiscale dei Share Deal

Nel caso del share deal, il quadro fiscale si presenta diversamente:

  • Non vi è rivalutazione fiscale dei beni della società acquisita, che mantengono il loro valore contabile storico
  • Le perdite fiscali pregresse della società target possono essere potenzialmente utilizzate anche dopo l’acquisizione (con alcune limitazioni)
  • Il venditore è generalmente soggetto a tassazione sulla plusvalenza derivante dalla cessione delle partecipazioni
  • In molti ordinamenti, compreso quello italiano, esistono regimi di parziale o totale esenzione per le plusvalenze da cessione di partecipazioni qualificate (in Italia, il regime PEX – Participation Exemption)
  • L’imposta di registro è generalmente applicata in misura fissa, non proporzionale

La scelta tra le due strutture può determinare notevoli differenze nell’impatto fiscale complessivo dell’operazione, sia per il venditore che per l’acquirente, rendendo essenziale un’attenta pianificazione preventiva.

Passività e Rischi: Chi Si Assume Cosa

Gestione delle Passività nell’Asset Deal

Uno dei vantaggi più significativi dell’asset deal è la possibilità di limitare l’esposizione alle passività:

  • L’acquirente assume solo le passività espressamente identificate nel contratto
  • Le passività non trasferite rimangono responsabilità del venditore
  • I rischi legati a contenziosi pregressi, questioni fiscali o ambientali non divulgate restano generalmente in capo al venditore
  • Si evitano le passività “nascoste” o potenziali non ancora emerse

Questo meccanismo selettivo rende l’asset deal particolarmente attraente quando la società target presenta un profilo di rischio elevato o incerto, o quando esistono specifiche passività che l’acquirente non intende assumere.

Esposizione ai Rischi nel Share Deal

Il share deal comporta un approccio completamente diverso alla gestione dei rischi:

  • L’acquirente subentra automaticamente in tutte le passività della società target, incluse quelle sconosciute o potenziali
  • La responsabilità per contenziosi pregressi, obbligazioni fiscali, ambientali o previdenziali rimane in capo alla società acquisita
  • Eventuali passività non divulgate che emergono successivamente all’acquisizione rappresentano un rischio per l’acquirente

Per mitigare questi rischi, gli accordi di share deal includono tipicamente:

  • Dichiarazioni e garanzie (representations and warranties) estese da parte del venditore
  • Meccanismi di indennizzo in caso di sopravvenienze passive
  • Eventuali depositi in escrow di parte del prezzo a garanzia di potenziali richieste di indennizzo
  • Polizze assicurative specializzate (warranty & indemnity insurance)

La gestione del rischio rappresenta quindi un aspetto cruciale nella negoziazione di un share deal, richiedendo un’approfondita due diligence preliminare e adeguati strumenti contrattuali di protezione.

Continuità Aziendale e Impatto Operativo

Transizione Operativa nell’Asset Deal

L’asset deal comporta una discontinuità significativa nell’operatività aziendale:

  • I contratti devono essere ceduti o rinegoziati, richiedendo il consenso delle controparti
  • I rapporti di lavoro possono essere trasferiti, ma con procedure specifiche e potenziali complicazioni
  • Licenze, permessi e autorizzazioni devono essere volturati o richiesti ex novo
  • Possono verificarsi interruzioni nei sistemi informativi, nella fatturazione e nei processi aziendali
  • L’avviamento commerciale potrebbe subire impatti dalla discontinuità giuridica

Questa discontinuità richiede una pianificazione dettagliata della fase di transizione e integrazione, con particolare attenzione alla comunicazione verso clienti, fornitori e dipendenti.

Continuità Operativa nel Share Deal

Il share deal garantisce una maggiore continuità aziendale:

  • La società target mantiene la propria identità giuridica e fiscale
  • I contratti esistenti rimangono validi senza necessità di cessione (salvo clausole di change of control)
  • I rapporti di lavoro proseguono senza interruzioni
  • Licenze, permessi e autorizzazioni rimangono in capo alla società acquisita
  • Il numero di partita IVA, i codici fiscali e le posizioni amministrative restano invariati

Questa continuità rappresenta un vantaggio significativo quando l’azienda target possiede licenze difficilmente trasferibili, contratti strategici con clausole di non cessione, o un’identità di marca fortemente legata alla ragione sociale.

Valorizzazione e Flessibilità nella Strutturazione del Prezzo

Determinazione del Valore negli Asset Deal

Negli asset deal, la valorizzazione avviene analiticamente per ciascuna categoria di beni:

  • È possibile attribuire valori specifici a singole attività
  • Si può allocare una parte del prezzo all’avviamento commerciale
  • L’acquirente può ottimizzare l’allocazione del prezzo rispetto alle future strategie di ammortamento
  • Il perimetro dell’operazione può essere definito con precisione
  • Esistono maggiori opportunità di pianificazione fiscale nella strutturazione dell’operazione

Questa granularità consente una maggiore flessibilità nella negoziazione e nella strutturazione dell’operazione.

Approccio Valutativo nei Share Deal

Nel share deal, la valutazione riguarda l’intera società:

  • Il prezzo è determinato con riferimento al valore complessivo dell’azienda
  • Non vi è un’allocazione formale del prezzo tra le diverse attività
  • La negoziazione si concentra sul valore netto della società (enterprise value meno posizione finanziaria netta)
  • Eventuali aggiustamenti di prezzo sono generalmente legati al capitale circolante netto
  • Possono essere previsti meccanismi di earn-out basati sulle performance future

La valorizzazione unitaria semplifica la negoziazione ma riduce le opportunità di ottimizzazione fiscale dell’allocazione del prezzo.

Due Diligence: Focus Differenti

Priorità nella Due Diligence per Asset Deal

Nel caso dell’asset deal, la due diligence si concentra principalmente su:

  • Verifica della titolarità e trasferibilità dei beni oggetto dell’acquisizione
  • Analisi delle formalità necessarie per il trasferimento dei diversi asset
  • Identificazione di eventuali vincoli o gravami sui beni
  • Verifica della cedibilità dei contratti e delle eventuali autorizzazioni necessarie
  • Analisi dei rapporti di lavoro da trasferire e delle relative implicazioni

È fondamentale un’accurata catalogazione di tutti gli elementi da trasferire e delle relative procedure.

Focus della Due Diligence per Share Deal

Nel share deal, la due diligence deve essere più ampia e approfondita:

  • Analisi completa della situazione patrimoniale, finanziaria ed economica della società
  • Verifica di tutte le passività potenziali o non riflesse in bilancio
  • Esame dei contenziosi pendenti o minacciati
  • Verifica della compliance normativa in tutti gli ambiti (fiscale, ambientale, privacy, sicurezza, ecc.)
  • Analisi dei contratti per identificare clausole di change of control
  • Valutazione di rischi reputazionali o strategici

La due diligence per un share deal deve essere particolarmente meticolosa poiché l’acquirente subentrerà in tutte le posizioni giuridiche della società target, incluse quelle non evidenti o non dichiarate.

Considerazioni Strategiche nella Scelta

Quando Preferire un Asset Deal

L’asset deal è generalmente più indicato nelle seguenti situazioni:

  • Quando si intende acquisire solo una parte specifica dell’azienda target
  • In presenza di significativi rischi o passività nella società target
  • Quando si desidera ottenere una rivalutazione fiscale dei beni acquisiti
  • Se la società target possiede asset non strumentali che non interessano all’acquirente
  • Nel caso di acquisizione di aziende in difficoltà finanziaria o in procedure concorsuali
  • Quando esistono soci di minoranza nella target non interessati alla vendita

La flessibilità nella definizione del perimetro dell’operazione rappresenta il principale vantaggio strategico dell’asset deal.

Quando Optare per un Share Deal

Il share deal risulta preferibile in questi scenari:

  • Quando è essenziale mantenere la continuità operativa dell’azienda target
  • Se la società possiede licenze, autorizzazioni o contratti difficilmente trasferibili
  • In presenza di benefici fiscali nella società target (perdite pregresse, crediti d’imposta)
  • Quando l’identità e la reputazione della società rappresentano un valore strategico
  • Se si desidera semplificare il processo di acquisizione evitando il trasferimento di singoli beni
  • Quando il venditore può beneficiare di regimi fiscali favorevoli sulla cessione di partecipazioni

La continuità giuridica e operativa è il principale vantaggio strategico del share deal.

Negoziazione e Documentazione Contrattuale

La Struttura Contrattuale negli Asset Deal

La documentazione di un asset deal è tipicamente più articolata:

  • Contratto principale di cessione di azienda o ramo d’azienda
  • Inventari dettagliati di tutti i beni trasferiti
  • Atti notarili per il trasferimento di immobili
  • Documenti di cessione per diritti di proprietà intellettuale
  • Accordi di cessione o novazione dei contratti con terze parti
  • Comunicazioni ai dipendenti e accordi sindacali
  • Verbali di consegna e documentazione di voltura

La complessità documentale riflette la natura analitica dell’operazione.

La Documentazione del Share Deal

Il share deal presenta una struttura documentale più snella:

  • Contratto di compravendita di partecipazioni (Share Purchase Agreement – SPA)
  • Girata delle azioni o atto notarile per quote di S.r.l.
  • Eventuali patti parasociali con altri azionisti rimanenti
  • Accordi di servizio transitori se necessari

La documentazione è più semplice, ma le negoziazioni si concentrano intensamente sulle dichiarazioni e garanzie e sui meccanismi di indennizzo.

Tempistiche e Costi di Implementazione

Tempistiche e Costi dell’Asset Deal

L’asset deal tende ad essere:

  • Più lungo da implementare, richiedendo diversi mesi per completare tutti i trasferimenti
  • Più costoso in termini di imposte indirette e spese notarili
  • Più oneroso per le formalità amministrative di trasferimento
  • Più complesso nella fase di integrazione post-acquisizione
  • Potenzialmente soggetto a ritardi per l’ottenimento di consensi da terze parti

Questi fattori incidono significativamente sul cronoprogramma dell’operazione e sul budget dedicato ai costi di transazione.

Tempistiche e Costi del Share Deal

Il share deal presenta generalmente:

  • Tempi di esecuzione più rapidi
  • Minori costi per imposte indirette
  • Procedure più semplici e standardizzate
  • Minore complessità amministrativa
  • Minori rischi di ritardi legati a consensi di terze parti

L’efficienza esecutiva rappresenta un vantaggio importante del share deal, soprattutto in contesti competitivi o quando è necessario completare rapidamente l’operazione.

Un Caso Pratico: Asset Deal vs Share Deal a Confronto

Per comprendere meglio le differenze tra le due modalità di acquisizione, analizziamo un caso pratico.

Supponiamo che la società Alfa S.p.A. sia interessata ad acquisire Beta S.r.l., una media impresa manifatturiera con un valore stimato di 10 milioni di euro. Beta possiede uno stabilimento produttivo, brevetti industriali, un portafoglio clienti consolidato, ma anche un contenzioso fiscale potenziale e alcuni contratti di fornitura in perdita.

Scenario 1: Asset Deal

Alfa decide di procedere con un asset deal:

  1. Perimetro dell’operazione: Alfa acquista lo stabilimento, i macchinari, i brevetti e il portafoglio clienti, ma esclude specificatamente il contenzioso fiscale e i contratti di fornitura in perdita.
  2. Aspetti fiscali: Il valore di 10 milioni viene allocato tra i diversi beni (5 milioni per lo stabilimento, 3 milioni per i macchinari, 2 milioni per brevetti e avviamento). Alfa potrà ammortizzare fiscalmente questi valori nei prossimi anni. Sul trasferimento dello stabilimento si pagano imposte ipotecarie e catastali, sui macchinari e brevetti si applica l’IVA.
  3. Continuità operativa: Alfa deve ottenere il consenso dei clienti per il trasferimento dei contratti, rinegoziare gli accordi con i dipendenti e richiedere il trasferimento delle autorizzazioni ambientali per lo stabilimento.
  4. Tempistiche: L’operazione richiede 5 mesi per essere completata, tra due diligence, negoziazioni e formalità di trasferimento.
  5. Rischi: Alfa è protetta dal contenzioso fiscale, che rimane in capo a Beta S.r.l., così come dai contratti di fornitura svantaggiosi.

Scenario 2: Share Deal

In alternativa, Alfa potrebbe procedere con un share deal:

  1. Perimetro dell’operazione: Alfa acquista il 100% delle quote di Beta S.r.l., diventandone proprietaria integralmente.
  2. Aspetti fiscali: Il venditore beneficia del regime PEX con tassazione ridotta sulla plusvalenza. Beta mantiene gli stessi valori fiscali dei propri beni, senza rivalutazione. Il trasferimento delle quote è soggetto a imposta di registro in misura fissa.
  3. Continuità operativa: Tutti i contratti con clienti, fornitori e dipendenti rimangono validi senza necessità di trasferimento. L’operatività prosegue senza interruzioni.
  4. Tempistiche: L’operazione può essere completata in 2-3 mesi.
  5. Rischi: Alfa acquisisce anche il contenzioso fiscale potenziale e i contratti di fornitura svantaggiosi. Per proteggersi, negozia clausole di indennizzo specifiche e un escrow di 2 milioni a garanzia di eventuali sopravvenienze passive.

Analisi del Caso

In questo esempio, vediamo come:

  • L’asset deal permette ad Alfa di “cherry picking”, selezionando solo gli asset desiderati ed evitando passività note
  • Il share deal offre maggiore rapidità e continuità operativa
  • L’asset deal comporta maggiori vantaggi fiscali futuri ma costi di transazione più elevati
  • Il share deal espone a rischi maggiori ma può essere compensato da adeguati meccanismi contrattuali di protezione

La scelta ottimale dipenderà dalle priorità strategiche di Alfa: se la protezione dai rischi è primaria, l’asset deal risulterà preferibile; se invece la rapidità e continuità operativa sono essenziali, il share deal rappresenterà l’opzione migliore.

Conclusioni: Una Scelta Strategica

La decisione tra asset deal e share deal rappresenta una delle scelte più significative in un’operazione di M&A, con profonde implicazioni strategiche, legali, fiscali e operative. Non esiste una soluzione universalmente migliore: ogni transazione richiede un’analisi specifica delle circostanze concrete.

I fattori determinanti includono:

  • Il profilo di rischio della società target
  • La necessità di continuità operativa
  • Gli obiettivi fiscali di acquirente e venditore
  • La complessità degli asset da trasferire
  • Le tempistiche desiderate per il closing
  • La strategia post-acquisizione dell’acquirente

In ultima analisi, la scelta deve essere guidata da un’attenta analisi costi-benefici che consideri tutti questi aspetti nel contesto specifico dell’operazione. Una pianificazione anticipata e un team multidisciplinare di consulenti (legali, fiscali, finanziari) sono essenziali per navigare questa complessità e strutturare l’operazione in modo ottimale.

Indipendentemente dall’approccio scelto, una due diligence approfondita e una negoziazione contrattuale attenta rappresentano elementi imprescindibili per il successo dell’operazione e per massimizzarne il valore per tutte le parti coinvolte.

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Finanza Straordinaria M&A

Gli Strumenti Finanziari più Usati nelle Operazioni M&A – Dal Leverage Buyout ai Vendor Loan

Introduzione: perché parlare di strumenti finanziari nelle operazioni M&A

Quando si pensa a una fusione o acquisizione, spesso si immagina un incontro tra due aziende, una trattativa e infine la firma di un contratto. Tuttavia, dietro ogni operazione di M&A c’è una struttura finanziaria complessa che permette all’acquirente di sostenere l’investimento, gestire i rischi e garantire la redditività futura.

Non esiste un solo modo per finanziare un’acquisizione. Esistono invece molti strumenti finanziari — classici e innovativi — che si adattano al tipo di azienda, al contesto di mercato e alle finalità strategiche dell’operazione. Comprenderli non è solo utile: è fondamentale per chiunque voglia affrontare un’operazione M&A in modo serio e strutturato.

Il Leverage Buyout (LBO): usare il debito per acquistare valore

Il Leverage Buyout è probabilmente lo strumento più noto nel panorama M&A. In parole semplici, si tratta di un’acquisizione finanziata in gran parte a debito, dove l’acquirente mette una quota limitata di capitale proprio e il resto viene coperto da finanziamenti bancari o altri strumenti di debito.

Il vero punto di forza dell’LBO è che il debito viene rimborsato non con i soldi dell’acquirente, ma con i flussi di cassa generati dall’azienda target. Questo rende possibile acquisire realtà anche molto più grandi, purché abbiano una buona capacità di generare liquidità.

L’LBO è uno strumento potente ma non privo di rischi: un rallentamento della redditività dell’azienda target può compromettere la capacità di rimborsare il debito, con effetti a catena sull’intera struttura finanziaria.

Il Vendor Loan: quando è il venditore a finanziare l’acquirente

In molte operazioni, soprattutto nelle PMI, capita che l’acquirente non abbia immediatamente a disposizione tutte le risorse per pagare l’intero prezzo. In questi casi, si può ricorrere al vendor loan: una sorta di finanziamento che il venditore concede all’acquirente, accettando di ricevere parte del pagamento in un secondo momento.

Dal punto di vista pratico, il vendor loan è un credito concesso dal venditore, che può essere subordinato (cioè rimborsato solo dopo altri debiti) oppure no. Questo strumento ha il vantaggio di rendere più fluida la negoziazione, di creare fiducia tra le parti e di permettere la chiusura dell’operazione anche in contesti finanziariamente delicati.

Il venditore accetta il rischio in cambio di condizioni favorevoli (interessi, garanzie, clausole di salvaguardia) e spesso mantiene un certo grado di controllo o coinvolgimento nella gestione dell’azienda.

L’earn-out: pagare in base ai risultati futuri

L’earn-out è uno strumento che permette di legare una parte del prezzo di vendita al raggiungimento di determinati risultati futuri (ad esempio, fatturato o margini). È molto usato in acquisizioni dove è difficile valutare il reale valore dell’azienda in quel momento, magari per via di grandi cambiamenti in atto, nuove linee di prodotto o settori innovativi.

Dal punto di vista finanziario, consente all’acquirente di posticipare una parte del pagamento, riducendo il fabbisogno iniziale e premiando la performance futura. Dall’altra parte, il venditore ha un incentivo a collaborare per alcuni anni dopo la vendita, per garantire il successo dell’azienda.

Il Mezzanino: una via di mezzo tra debito e capitale

Il finanziamento mezzanino è una forma ibrida tra debito e capitale proprio. Si tratta di un prestito che ha tassi d’interesse più alti dei finanziamenti bancari tradizionali, ma che spesso dà diritto anche a una partecipazione agli utili o a una conversione in quote societarie.

Questo strumento è particolarmente utile quando il livello di indebitamento è già alto, ma l’acquirente non vuole diluire troppo la propria partecipazione. È molto usato nei club deal e nelle operazioni supportate da fondi di investimento.

Le quote di minoranza e gli strumenti convertibili

Non sempre l’acquirente entra con il 100% del capitale. A volte, per motivi strategici o finanziari, acquisisce inizialmente una quota di minoranza, con strumenti che prevedono la possibilità di salire progressivamente nel capitale (come le opzioni call) o di convertire strumenti finanziari in quote (convertendo, ad esempio, un finanziamento in partecipazione).

Questi strumenti danno flessibilità, permettono una fase di transizione graduale e sono spesso usati in operazioni tra partner industriali o in settori con alta volatilità.

Il ruolo delle banche e dei fondi: non solo finanziatori

Oggi le banche non si limitano a fornire prestiti: in molti casi partecipano attivamente all’operazione, strutturando pacchetti di finanziamento complessi, combinando debito senior, junior, linee di credito revolving e strumenti derivati di copertura.

Anche i fondi di private equity, spesso coinvolti come investitori o co-finanziatori, contribuiscono con strumenti propri: equity puro, strumenti subordinati, cartolarizzazioni.

Il loro apporto non è solo finanziario, ma anche strategico, e spesso sono determinanti nel far decollare operazioni che altrimenti non sarebbero sostenibili.

Clausole contrattuali con impatto finanziario

Oltre agli strumenti veri e propri, è importante tenere in considerazione anche le clausole contrattuali che possono influenzare la struttura finanziaria dell’operazione:

  • Clausole di aggiustamento prezzo (price adjustment): modificano il prezzo finale sulla base del capitale circolante netto o dell’indebitamento effettivo.
  • Clausole MAC (Material Adverse Change): permettono all’acquirente di ritirarsi in caso di eventi gravi tra firma e closing.
  • Covenant finanziari: obblighi di mantenere determinati parametri di bilancio, spesso legati ai finanziamenti concessi.

Esempio pratico: combinare LBO e vendor loan in un’acquisizione PMI

Un nostro cliente, attivo nel settore della logistica, desiderava acquisire una realtà locale con forti potenzialità ma bilanci non brillantissimi. Il valore richiesto dal venditore era superiore alle disponibilità immediate dell’acquirente, e le banche erano riluttanti a finanziare l’intero importo.

Abbiamo costruito una struttura mista:

  • 30% equity messo dall’acquirente
  • 50% finanziamento bancario garantito dal cash flow della target (LBO classico)
  • 20% vendor loan con pagamento posticipato a 24 mesi

Per tutelarsi, il venditore ha richiesto un interesse sul vendor loan del 6%, garanzie personali e una clausola di earn-out legata alla crescita del fatturato.

Il risultato? L’operazione si è chiusa in tempi brevi, con soddisfazione di entrambe le parti. L’acquirente ha potuto realizzare un’operazione strategica con un esborso limitato e il venditore ha monetizzato in sicurezza, partecipando al successo futuro.


Conclusione: costruire valore richiede creatività finanziaria

Ogni operazione M&A è diversa. Gli strumenti finanziari non sono formule rigide, ma strumenti da combinare in modo intelligente per bilanciare rischi, obiettivi e tempi.

Conoscere queste soluzioni — dal leverage buyout al vendor loan, passando per earn-out e strumenti ibridi — è oggi imprescindibile per chi vuole affrontare un’acquisizione con consapevolezza e concretezza.

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Finanza Straordinaria M&A Merge And Acquisition

Differenza tra Enterprise Value ed Equity Value: Definizioni, Calcolo e Applicazioni

Nel contesto della finanza aziendale, la valutazione di un’impresa è un processo complesso che richiede l’uso di metriche adeguate per fornire un quadro chiaro della sua reale consistenza economica. Tra le principali grandezze utilizzate a questo scopo, due concetti fondamentali emergono con particolare rilevanza: Enterprise Value (EV) ed Equity Value.

Queste due metriche, pur essendo correlate, rispondono a esigenze di analisi differenti e vengono impiegate per finalità distinte. L’Enterprise Value rappresenta il valore complessivo di un’azienda, tenendo conto sia del capitale proprio che delle passività finanziarie, mentre l’Equity Value riflette esclusivamente la porzione di valore destinata agli azionisti.

Comprendere le differenze concettuali e applicative tra questi due indicatori è di fondamentale importanza per diverse categorie di operatori finanziari, tra cui analisti, investitori istituzionali e privati, consulenti aziendali e professionisti del settore M&A (Mergers and Acquisitions). L’accurata distinzione tra Enterprise Value ed Equity Value consente infatti di interpretare correttamente il valore di mercato di un’impresa, facilitando decisioni strategiche legate a investimenti, acquisizioni e valutazioni aziendali.

In questo articolo analizzeremo in modo approfondito la definizione, il calcolo e le principali applicazioni pratiche di questi due indicatori, fornendo esempi concreti e chiarendo i contesti in cui ciascuna metrica risulta più appropriata.

Definizioni

  • Enterprise Value (Valore d’Impresa): Rappresenta il valore totale di un’azienda, considerando sia il capitale proprio che il debito. Indica quanto costerebbe acquisire l’intera azienda, inclusi i suoi debiti, escludendo però le disponibilità liquide.
  • Equity Value (Valore del Capitale Proprio): Indica il valore attribuibile esclusivamente agli azionisti ordinari, rappresentando la differenza tra l’Enterprise Value e la posizione finanziaria netta dell’azienda.

Come si Calcolano

Calcolo dell’Enterprise Value (EV):

La formula per calcolare l’Enterprise Value è:

EV = Capitalizzazione di Mercato + Debito Totale – Disponibilità Liquide

Dove:

  • Capitalizzazione di Mercato: Numero totale di azioni in circolazione moltiplicato per il prezzo corrente per azione.
  • Debito Totale: Somma dei debiti a breve e lungo termine dell’azienda.
  • Disponibilità Liquide: Somma di cassa e equivalenti di cassa presenti nel bilancio.

Calcolo dell’Equity Value:

Per ottenere l’Equity Value, si parte dall’Enterprise Value e si sottrae la Posizione Finanziaria Netta (PFN):

Equity Value = EV – PFN

Dove:

  • Posizione Finanziaria Netta (PFN): Differenza tra il debito totale e le disponibilità liquide dell’azienda.

Differenze Chiave tra Enterprise Value ed Equity Value

  1. Ambito di Valutazione:
    • Enterprise Value: Considera l’intero valore dell’azienda, inclusi debiti e capitale proprio.
    • Equity Value: Si focalizza solo sul valore residuo per gli azionisti dopo aver soddisfatto tutte le obbligazioni finanziarie.
  2. Utilizzo nei Multipli di Valutazione:
    • Enterprise Value: Utilizzato in multipli come EV/EBITDA, che confrontano il valore d’impresa con gli utili operativi, indipendentemente dalla struttura del capitale.
    • Equity Value: Utilizzato in multipli come il rapporto Prezzo/Utile (P/E), focalizzandosi sul rendimento per gli azionisti.
  3. Impatto della Struttura del Capitale:
    • Enterprise Value: Rimane relativamente stabile rispetto alle variazioni nella struttura del capitale, poiché include sia il debito che il capitale proprio.
    • Equity Value: Può variare significativamente in base alle fluttuazioni del prezzo delle azioni e alle modifiche nella struttura del capitale.

Applicazioni Pratiche

  • Valutazione per Fusioni e Acquisizioni: L’Enterprise Value è cruciale per gli acquirenti, poiché rappresenta il costo totale per acquisire l’azienda, inclusi i debiti da assumere.
  • Analisi degli Investitori: L’Equity Value è fondamentale per gli investitori azionari, in quanto riflette il valore del loro investimento e il potenziale rendimento.
  • Confronto tra Aziende: L’Enterprise Value consente confronti più omogenei tra aziende con diverse strutture di capitale, mentre l’Equity Value offre una visione del valore per gli azionisti.

Conclusione

Comprendere le differenze tra Enterprise Value ed Equity Value è essenziale per una valutazione aziendale precisa e informata. Queste metriche offrono prospettive complementari sul valore di un’azienda, supportando decisioni strategiche in ambito finanziario e di investimento.

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Finanza Straordinaria

Il Private Equity di un Fondo SGR: Come Funziona e Quali Opportunità Offre

Private Equity con fondi SGR

Il private equity rappresenta una delle strategie di investimento più redditizie e sofisticate, utilizzata da investitori istituzionali e privati per generare rendimenti superiori rispetto ai mercati azionari tradizionali. Le Società di Gestione del Risparmio (SGR) giocano un ruolo chiave in questo settore, gestendo fondi di private equity che investono in aziende non quotate con l’obiettivo di aumentarne il valore e realizzare guadagni nel medio-lungo termine.

In questo articolo, esploreremo come funziona il private equity di un fondo SGR, le strategie adottate, le diverse fasi dell’investimento e i benefici per le aziende e gli investitori.

Cosa si Intende per Private Equity?

Il private equity è una forma di investimento in capitale di rischio in aziende non quotate in borsa. L’obiettivo è acquisire partecipazioni, spesso significative o di controllo, per migliorarne la gestione, aumentarne il valore e poi cederle a un prezzo superiore.

I fondi di private equity raccolgono capitali da investitori istituzionali come banche, fondi pensione e assicurazioni, oltre che da investitori privati ad alta disponibilità economica. Le operazioni di private equity possono avvenire in diversi contesti, tra cui:

  • Startup innovative (Venture Capital)
  • Aziende in espansione (Growth Capital)
  • Acquisizioni con leva finanziaria (Leveraged Buyout – LBO)
  • Risanamento aziendale (Turnaround)

Il Ruolo delle SGR nel Private Equity

Le Società di Gestione del Risparmio (SGR) sono enti regolamentati che gestiscono fondi di investimento alternativi, tra cui i fondi di private equity. Il loro compito è selezionare le aziende più promettenti, investire capitali e implementare strategie di crescita e sviluppo.

I fondi di private equity gestiti da una SGR sono in genere fondi chiusi, con un ciclo di vita di circa 10 anni. Durante questo periodo, la SGR si occupa di:

  1. Raccogliere capitali dagli investitori
  2. Selezionare aziende target con alto potenziale di crescita
  3. Investire nelle aziende e ottimizzarne la gestione
  4. Cedere la partecipazione per realizzare un ritorno sugli investimenti

Come Funziona un Investimento di Private Equity?

Un investimento di private equity segue diverse fasi, dalla raccolta di capitali fino alla cessione della partecipazione (exit). Vediamo nel dettaglio ogni passaggio.

1. Raccolta di Capitali

La SGR avvia la creazione di un fondo di private equity e raccoglie capitali dagli investitori istituzionali e privati. Questi capitali saranno destinati ad acquisire partecipazioni in aziende selezionate.

2. Identificazione delle Aziende Target

Le aziende target vengono scelte sulla base di criteri specifici, come:

  • Settore di appartenenza
  • Margine di crescita e potenziale di sviluppo
  • Struttura finanziaria
  • Qualità del management
  • Opportunità di consolidamento nel mercato

Il fondo può investire in aziende in fase di espansione oppure in aziende con problemi finanziari, intervenendo per risanarle e rilanciarle.

3. Acquisizione della Partecipazione

Una volta individuata l’azienda, il fondo acquisisce una partecipazione significativa, spesso di maggioranza, utilizzando capitale proprio e talvolta finanziamenti bancari (Leveraged Buyout – LBO). Questo consente di massimizzare il rendimento del capitale investito.

4. Creazione di Valore

Dopo l’acquisizione, il fondo lavora per aumentare il valore dell’azienda, attraverso strategie di:

  • Ottimizzazione operativa: miglioramento della gestione e riduzione dei costi
  • Espansione commerciale: ingresso in nuovi mercati o lancio di nuovi prodotti
  • Ristrutturazione finanziaria: riduzione dell’indebitamento e miglioramento dei flussi di cassa
  • Innovazione tecnologica: introduzione di nuove soluzioni digitali e tecnologiche

5. Exit: Disinvestimento e Realizzazione del Profitto

Dopo un periodo che varia dai 5 ai 7 anni, il fondo disinveste dalla società attraverso diverse strategie:

  • Vendita a un altro fondo di P.E.
  • Cessione a un’azienda del settore (trade sale)
  • Quotazione in Borsa (IPO)
  • Riacquisto da parte del management (Management Buyout – MBO)

L’obiettivo è massimizzare il valore generato e garantire un elevato ritorno sugli investimenti (IRR – Internal Rate of Return).

Tipologie di Private Equity

Il private equity si suddivide in diverse categorie a seconda della fase di sviluppo delle aziende target:

Venture Capital

Investimenti in startup e imprese innovative in fase iniziale, con alto potenziale di crescita ma anche un elevato grado di rischio.

Growth Capital

Investimenti in aziende già avviate che necessitano di capitali per espandersi, lanciare nuovi prodotti o entrare in nuovi mercati.

Leveraged Buyout (LBO)

Acquisizione di aziende utilizzando capitale proprio e finanziamenti a debito, con l’obiettivo di aumentarne il valore e successivamente rivenderle.

Turnaround

Investimenti in aziende in difficoltà finanziaria, con interventi mirati a risanarle e riportarle alla crescita.

I Benefici del Private Equity

Il P.E. offre vantaggi sia per le aziende partecipate che per gli investitori:

Per le Aziende

  • Accesso a capitali per crescita e innovazione
  • Supporto strategico e manageriale
  • Opportunità di espansione internazionale
  • Miglioramento della gestione finanziaria

Per gli Investitori

  • Possibilità di rendimenti superiori rispetto ai mercati pubblici
  • Diversificazione del portafoglio di investimenti
  • Accesso a operazioni esclusive e opportunità di mercato non disponibili in borsa

Conclusione

Il P.E. gestito da una SGR rappresenta un’opportunità di investimento altamente strategica, capace di generare valore sia per le aziende che per gli investitori. Grazie a un approccio attivo nella gestione delle partecipate, i fondi di private equity contribuiscono a trasformare le imprese, accelerandone la crescita e aumentando la competitività.

Per le aziende in cerca di capitali e supporto strategico, il P.E. può essere una leva di sviluppo fondamentale. Allo stesso modo, per gli investitori, rappresenta un’opportunità di accedere a rendimenti elevati in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.

Se sei un imprenditore alla ricerca di un partner finanziario o un investitore interessato al mondo del private equity, INVENETA può aiutarti a individuare le migliori opportunità per il tuo business. Contattaci per saperne di più!

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Finanza Straordinaria

Finanza Straordinaria: Una Guida Essenziale

Cos’è la Finanza Straordinaria

La finanza straordinaria si riferisce a un insieme di operazioni finanziarie e aziendali che non fanno parte delle attività quotidiane di una società. Queste operazioni includono eventi significativi come fusioni e acquisizioni (M&A), ristrutturazioni aziendali, operazioni di private equity, e spin-off di divisioni aziendali. Contrariamente alle operazioni ordinarie, che riguardano la gestione quotidiana dell’azienda, la finanza straordinaria si occupa di cambiamenti strutturali o strategici che possono avere un impatto profondo sulla direzione e sul valore dell’azienda.

Queste attività giocano un ruolo cruciale nella crescita e nel riallineamento delle aziende. Attraverso fusioni e acquisizioni, ad esempio, un’azienda può espandere rapidamente la sua presenza di mercato, acquisire nuove competenze o tecnologie, o eliminare un concorrente. Le operazioni di private equity, d’altra parte, possono fornire il capitale necessario per la trasformazione o il salvataggio di aziende in difficoltà.

La ristrutturazione aziendale, un altro aspetto della finanza straordinaria, può essere vitale per le aziende che necessitano di un riassetto per rimanere competitive o per sopravvivere in periodi di crisi. Questo può includere la vendita di asset non essenziali, la riduzione del debito o la riorganizzazione delle operazioni interne.

In sintesi, la finanza straordinaria rappresenta le mosse audaci e spesso trasformative che un’azienda compie per adattarsi, crescere o sopravvivere in un ambiente di business in costante evoluzione. Queste operazioni richiedono un’analisi approfondita, una pianificazione strategica e, spesso, la consulenza di esperti per guidare l’azienda attraverso complesse negoziazioni e decisioni.

A Cosa Serve

La finanza straordinaria gioca un ruolo critico in diversi aspetti chiave del mondo aziendale. Prima di tutto, serve a ottimizzare la struttura del capitale di una società. Questo può significare ristrutturare il debito per migliorare la liquidità, o riallocare il capitale per massimizzare il ritorno sugli investimenti. Attraverso queste azioni, le aziende possono raggiungere una posizione finanziaria più solida, riducendo il rischio e aumentando la fiducia degli investitori.

In secondo luogo, la finanza straordinaria è essenziale per espandere le operazioni aziendali. Ciò può avvenire attraverso fusioni o acquisizioni, consentendo alle aziende di accedere a nuovi mercati, di acquisire tecnologie innovative o di incrementare la propria offerta di prodotti e servizi. Queste mosse strategiche possono accelerare la crescita dell’azienda ben oltre ciò che sarebbe possibile attraverso la crescita organica.

Inoltre, la finanza straordinaria è cruciale per navigare attraverso cambiamenti significativi nel mercato o nella gestione. In un ambiente di business in rapido mutamento, le aziende possono trovarsi di fronte a sfide impreviste o opportunità uniche. La finanza straordinaria offre gli strumenti per adattarsi rapidamente a questi cambiamenti, sia che si tratti di rispondere a una crisi del mercato, di capitalizzare su nuove tendenze, o di gestire transizioni di leadership.

Oltre a questi obiettivi primari, la finanza straordinaria può anche essere impiegata per raggiungere obiettivi più specifici. Ad esempio, può facilitare il ritiro del capitale in eccesso agli azionisti, aiutare nell’uscita di un investitore o in una dismissione di asset, o guidare un’azienda attraverso una fase di turnaround per invertire una tendenza negativa nelle performance.

In conclusione, la finanza straordinaria è una componente vitale della gestione strategica di un’azienda, che offre la flessibilità e i mezzi per realizzare trasformazioni importanti e garantire una crescita sostenuta nel lungo termine.

Perché e Come Va Gestita la Finanza Straordinaria

La gestione efficace delle operazioni di finanza straordinaria è fondamentale per il successo e la sostenibilità a lungo termine di un’azienda. Questo richiede anzitutto una comprensione approfondita del mercato in cui opera l’azienda, poiché le decisioni di finanza straordinaria devono essere prese con una chiara consapevolezza delle tendenze di mercato, delle attività dei concorrenti e delle potenziali opportunità o minacce. Avere una visione globale del panorama economico e settoriale aiuta a individuare le migliori opportunità di fusione, acquisizione o ristrutturazione.

La pianificazione strategica è un altro aspetto vitale nella gestione della finanza straordinaria. Le aziende devono valutare attentamente come le operazioni straordinarie si allineano con i loro obiettivi a lungo termine e la loro visione generale. Questo implica un’analisi dettagliata delle risorse disponibili, delle competenze interne, e della capacità di integrare nuove operazioni o asset in modo fluido e produttivo.

Inoltre, una valutazione accurata dei rischi è cruciale. Le operazioni di finanza straordinaria spesso comportano investimenti significativi e possono influenzare in modo sostanziale la struttura e le operazioni dell’azienda. Ciò richiede un’analisi dettagliata del rischio finanziario, operativo e strategico. La valutazione dei rischi dovrebbe includere scenari di cosa potrebbe andare storto e piani di contingenza per mitigare tali rischi.

Le aziende spesso si affidano a consulenti specializzati in finanza straordinaria per navigare in queste complesse operazioni. Questi esperti possono offrire competenze specifiche, esperienza nel settore e una prospettiva esterna che può essere inestimabile nel guidare decisioni e negoziazioni. Possono anche fornire accesso a una rete di contatti professionali, come potenziali acquirenti, venditori, investitori o partner strategici.

Inoltre, la comunicazione efficace è un altro aspetto fondamentale nella gestione della finanza straordinaria. Le parti interessate, tra cui dipendenti, clienti, fornitori e investitori, devono essere tenuti informati durante le fasi chiave del processo. Mantenere un dialogo aperto e trasparente può aiutare a gestire le aspettative e a minimizzare le potenziali interruzioni.

In conclusione, la gestione efficace della finanza straordinaria richiede un mix equilibrato di competenze analitiche, visione strategica, gestione del rischio e abilità comunicative. Integrando questi elementi, un’azienda può navigare con successo attraverso operazioni complesse e potenzialmente trasformative, massimizzando i benefici e minimizzando i rischi.

Esempio Pratico: Il Caso di Successo di Inveneta con un’Azienda del Bellunese

In un esempio recente e significativo, Inveneta ha dimostrato la sua maestria nella finanza straordinaria aiutando un’azienda del Bellunese a superare un ostacolo finanziario significativo. Nonostante l’azienda non avesse i tre bilanci depositati tipicamente richiesti per essere considerata “bancabile” e mancasse delle garanzie standard richieste dalle banche, Inveneta è riuscita a trovare una soluzione innovativa per le sue esigenze di liquidità.

La sfida principale era quella di ottenere un finanziamento significativo, pari a 400.000€, in un periodo relativamente breve di circa tre mesi. Per raggiungere questo obiettivo, Inveneta ha impiegato strumenti finanziari non convenzionali come i mini bond e i basket bond. Queste soluzioni di debito alternative hanno permesso all’azienda di accedere al capitale necessario senza le restrizioni e le condizioni tipiche dei prestiti bancari tradizionali.

Un elemento chiave del successo di questa operazione è stata l’esecuzione di una due diligence meticolosa da parte di Inveneta. Attraverso un’analisi approfondita, Inveneta ha potuto presentare un quadro accurato e convincente della situazione finanziaria e delle prospettive dell’azienda. Questo ha incluso un financial forecast, ovvero una previsione finanziaria dettagliata, che ha evidenziato la sostenibilità e la redditività future dell’azienda.

Grazie a questa rigorosa analisi, Inveneta è riuscita a convincere una banca di affari a fornire il finanziamento necessario, nonostante le circostanze inusuali. Il risultato è stato un notevole impulso finanziario per l’azienda del Bellunese, che ha potuto così proseguire le sue operazioni e perseguire i suoi obiettivi di crescita.

Questo caso dimostra come la comprensione profonda del mercato, un’analisi finanziaria accurata e l’uso strategico di strumenti finanziari alternativi possano superare le sfide tradizionali del finanziamento aziendale. Inveneta ha agito non solo come consulente ma come un vero e proprio partner strategico, guidando l’azienda attraverso un percorso finanziario complesso ma alla fine estremamente fruttuoso.

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